Strumenti ad arco Effetti musicali e apporto tecnico per strumenti ad arco equilibrati e stabilizzati (disponibile in area Utility > Download documento integrale in PDF)
Notoriamente, per suonare uno strumento ad arco, oltre all'esercitazione per l'acquisizione dell'intonazione, necessita il costante controllo della qualità del suono la cui durata ed evoluzione si genera e termina fintanto che l'arco esercita la sua pressione sulle corde e provoca la vibrazione per sfregamento. Diversamente avviene nei casi in cui la sonorità è generata da impulsi singoli, come avviene negli strumenti cordofoni non ad arco (suonati a pizzico e a plettro) o in quelli a percussione.
Nello strumento ad arco ogni vibrazione implica una partecipazione emotiva che agisce in simultaneo "continuum" con la costruzione del suono, tale da potersi paragonare alla "vocalità" in cui, analogamente a quanto avviene nello strumento a corda, la voce viene modulata facendo ricorso a un'ampia possibilità di modificazioni e adattamenti. Con la differenza che, in tale simbiosi tra emissione ed esito sonoro, il cantante ha una chance in più: la possibilità di preventivare mentalmente e quindi di adattare o modificare anticipatamente l'impostazione vocale.
Lo strumentista ad arco è invece costretto ad attendere che il suono inizi per poterlo quindi correggere, istintivamente e ricercatamente, quando ciò si renda necessario, onde poter ottimizzare il risultato sonoro-armonico e ottenere la migliore e ideale sensazione del "bello acustico". Nel contempo, però, lo stesso strumentista corre il rischio di distogliere l'attenzione dalla cura del fraseggio a scapito del linguaggio musicale, pregiudicandone l'espressività e lo stile, che non sono risultanze di una mera ginnastica del diteggiare, ma intime e appassionate determinazioni all'ideale raggiungimento di un linguaggio universale altrimenti inesprimibile.
Tradizionalmente, attraverso l'assiduo esercizio, il musicista cerca di compensare effetti e difetti acustici del proprio strumento nella continua ricerca del rapporto più stretto tra esecutore e strumento. L'arco, nella sua capacità illimitata di modellare e plasmare il suono, ispirata dal modulare della voce interiore dell'esecutore, assume un ruolo pregevole semprechè non incorra in malfunzionamenti (imprecisione nell'attacco o irregolarità di scorrimento) o, sorprendendo le aspettative del musicista, non incappi in qualche detestabile effetto acustico, come quando la corda si blocca mentre si suona e non vibra liberamente, ovvero se i suoni ottenuti sono disomogenei, oppure quando egli ha la sensazione di non riuscire a posizionare esattamente le note sulla tastiera.
Ne scaturiscono sonorità disarmoniche, contrarie e ostili al pensiero musicale teso al "bello armonico", il che comporta un forte dispendio di energie che rischia di vanificare e logorare l'entusiasmo del musicista il quale può ritrovarsi in una sgradevole situazione di impotenza espressiva. Condizione negativa che può diventare castrante nel caso di bambini che, in tale evenienza, vanno incontro a insicurezza e conseguente disaffezione, per mancanza di fedeltà da parte dello strumento.
Al fine di porre rimedio a tali deficienze, comunemente riscontrabili nella pratica strumentale ad arco, sono state studiate e apportate alcune sostanziali modifiche alla montatura, intesa come l'insieme dei componenti adoperati per fissare la corda allo strumento ad arco, al fine di ottenere: maggiore regolarità, migliore maneggevolezza della corda e affidabilità dei componenti del suono.
Sono state quindi realizzate interviste su larga scala, sottoponendo a numerosi soggetti, interessati e coinvolti ad ogni livello nel mondo della musica, la domanda "come dev'essere il suono" nonchè invitandoli ad ascoltare o a provare strumenti preparati. I test, se così possiamo chiamarli, hanno permesso di raccogliere significative risposte, ovviamente rapportate alle personali esigenze estetico-acustiche e di comportamento del suono, in ordine alla peculiarità dei componenti del suono stesso - distinti per pregi e difetti di timbro e intensità - nell'ambito di una serie indicativa di effetti e comportamenti desiderati e indesiderati, noti e sconosciuti del suono stesso.
Le modifiche, sperimentate nello spazio di un decennio in sintonia con le indicazioni via via raccolte tramite le predette testimonianze, sono apparse in grado di razionalizzare il concetto di movimento e di tensione delle corde sullo strumento - da cui dipendono direttamente il timbro, l'intensità e la maneggevolezza della corda quindi del suono - riuscendo a contrastare e risolvere efficacemente effetti e aspetti tecnici indesiderati, quali:
1. Fischi; 2. Grattamenti; 3. Irregolarità del timbro e dell'intensità tra le corde libere a parità d'intensità di impulso; 4. Irregolarità del timbro e dell'intensità tra le note ottenute dalla medesima corda con uguale intensità di impulso; 5. Suono eccessivamente chiuso; 6. Eccessivo fruscio dell'arco; 7. Repentino cedimento della tensione (note del lupo); 8. Modifica del timbro o dell'intensità al cambio di direzione di tiro dell'arco; 9. Scordatura tra due suoni al cambio di direzione dell'arco tra due note di diverse corde; 10. Falsa relazione tra l'intensità del suono e l'intensità dell'impulso; 11. Distorsione del timbro all'aumentare di intensità dell'impulso; 12. Irregolarità di oscillazione della corda durante l'arcata; 13. Irregolarità della sensazione di posizione della nota lungo la corda; 14. Abbassamento dell'intensità diteggiando nelle regioni acute; 15. Scordatura repentina della corda; 16. Ridotta longevità della sonorità della corda; 17. Prolungato assestamento della corda nuova.
Concettualmente, le modifiche apportate alla montatura tradizionale degli strumenti ad arco comportano:
- una deviazione, nel tratto intercorrente tra ponticello e cordiera, che realizza un punto di snodo tale da consentire alla corda stessa un movimento più libero sul ponticello, cosa che favorisce di molto l'attacco e la regolarità di trazione e scorrimento dell'arco, liberando vieppiù lo sviluppo spontaneo della divisione armonica sulla corda con conseguente apporto di sonorità piena;
- il concetto di allineamento sul piano geometrico di tutti i tratti di corda, tra attacchi intervallati, rispetto alla direzione di spinta della corda sui vari punti di appoggio compresi gli accessori, condizione che equilibra l'oscillazione della corda nelle due direzioni di tiro dell'arco;
- la disposizione delle corde sulle strumento come fossero proiettate su conicità di diversa altezza, ma di eguale base rappresentata dal ponticello, i cui apici sono riferiti al bottone della fascia bassa dello strumento, e dal centro del riccio;
- un unico passante che collega il bottone o puntello alla cordiera, il quale, equilibrando la tensione in un unico punto per tutte le corde, le rende indipendenti una dall'altra, Questo aumenta l'indipendenza tra le corde evitando oscillazioni della cordiera durante il moto, causa di scordatura momentanea del bicordo, individuabile spesso durante le operazioni di accordatura dello strumento e durante l'uso di doppie note;
- l'adozione del concetto di quantità minima indispensabile per ogni corda avvolta sul pirolo, e di attacco auto-bloccante della corda allo stesso, tramite l'ausilio di un elemento cuneiforme inserito nel foro del pirolo unitamente alla corda; accorgimento che riduce al minimo la capacità della corda di stendersi ulteriormente con la pressione dell'arco e della diteggiatura, falsando la relazione tra intensità di impulso e intensità del suono ottenuto, alterando il rapporto tra la distanza delle note sulla tastiera, ammortizzando la nitidezza del suono e limitando l'ampiezza di oscillazione di tutto lo strumento. Questo accorgimento stabilizza più a lungo la tensione della corda, mantenendo più a lungo l'accordatura, ottenendo tempi più ridotti di assestamento e favorendo una maggiore longevità della corda.
Considerazioni sui risultati ottenibili
Le considerazioni sui risultati ottenibili possono essere molteplici sia dal punto di vista tecnico che da quello estetico, prevalendo la considerazione che lo strumento, adattato come sopra dettagliato, oltre ad acquisire una più ampia capacità di espansione sonora, diventa tecnicamente "più comodo" da suonare.
Infatti:
- il tatto con l'arco risulta migliorato: nell'attacco, nella regolarità di trazione e nella variazione dinamica, dando modo alla mano destra di trovare immediatamente il modo di far vibrare bene la corda e di comandarne il suono a proprio piacimento;
- il suono di tutte le note dello strumento è aperto e completo sin dall'emissione, in modo da ottenere maggiore nitidezza anche nelle note più piccole;
- le note ricavate dalla singola corda risultano più similari nel timbro e nell'intensità e ciò disinibisce la mano sinistra portandola a dover pressare meno la corda sulla tastiera, addolcendo così i movimenti nei passaggi, nonché la fatica nello studio prolungato;
- con lo sviluppo spontaneo completo della divisione armonica l'apporto per il terzo suono di risultanza nelle coppie di note risulta più regolare, conferendo allo strumento quella caratteristica risonanza, analogamente a quella che la voce umana ricava dalla differenza di frequenza tra la cavità toracica e cranica e dalla cui differenza si sviluppa il terzo suono vocale;
- la tenuta dell'accordatura risulta molto migliorata, con tempi prolungati sugli strumenti da studio che vanno da lezione a lezione;
- il veloce assestamento della corda nuova unita alla longevità della corda stessa, giustifica un più sofisticato modo di bloccare la corda al pirolo;
Lo strumento, in definitiva, risulta molto più preciso e affidabile, completo di quelle caratteristiche di funzionamento che porta i bambini a definire; "normale" e facile, il suono di questi strumenti.
Padova, 30 Maggio 2006 Carmelo Gaudino
|